La storia di Rocky
Rocky ha 10 anni. Proviene da un canile, a portarlo lì è stato il suo precedente proprietario, un omino nervoso e violento che esercitava uno scarso controllo su di lui attraverso l’uso di violenza.
Durante i 4 tristi anni passati con il suo padrone, Rocky ha collezionato una serie di denunce per aggressioni e una volta giunto al canile ha continuato ad esercitare il suo potere terrorizzante verso chi era addetto alla sua cura.
Per la verità, qualcuno era diventato qualificato a fargli fare la passeggiata, ma le operazioni di sicurezza, mettergli la museruola e il guinzaglio, venivano svolte sempre con grande precauzioni perché nel tempo Rocky non ha mai abbandonato le sue cattive abitudini. Al canile ha trascorso altri 6 anni.
Rocky arriva a Casa Vaikuntha
Rocky arriva a Casa Vaikuntha mercoledì 13 dicembre 2017.
Ha da poco nevicato e le basse temperature hanno reso la neve una lastra di ghiaccio. Le strade sono state pulite e così accetto di ricevere la visita di un vecchio cliente che, mosso a compassione dalla storia di Rocky, vorrebbe adottarlo e chiede una mia consulenza.
Il mio cliente arriva accompagnato da Lucio che si è occupato della gestione di Rocky durante tutto il periodo della sua permanenza al canile e ha con lui un discreto rapporto.
Rocky scende dal bagagliaio della macchina con la sua museruola ben agganciata al collare.
Grosso, nero, disorientato, alla ricerca di informazioni che possano fargli capire cosa sta succedendo e pronto a difendersi alla minima percezione di pericolo.
Rocky fa paura.
Non ne ho nessuna voglia ma afferro il guinzaglio del cane e guido i miei ospiti attraverso i consueti sentieri di Casa Vaikuntha.
Ascolto la storia di Rocky che si lascia condurre senza dare problemi e sembra aderire ai cambi di direzione che gli propongo.
Dopo circa 30 minuti di passeggiata, sempre seguito dal mio cliente e dal buon Lucio, conduco Rocky in un’ampia area recintata che solitamente uso per gli allenamenti di sheepdog, e lo libero.
Rocky prende le distanze e, finalmente in autonomia, perlustra il territorio.
Nonostante sia libero dal guinzaglio dimostra interesse verso di noi e ogni volta che effettuiamo una svolta lui ci raggiunge. Mi sento molto incoraggiato da questo comportamento e provo a chiamarlo per nome. I miei inviti alla partecipazione si fanno più entusiasti e incalzanti, i miei movimenti un po’ più rapidi.
Sto per mettere termine al nostro primo incontro consapevole di averlo tirato un po’ troppo alla lunga, dico a me stesso che lo chiamerò per l’ultima volta. E lui viene. Riconosco da lontano qualcosa che non potrò né fermare, né evitare.
Rocky sta caricando
A circa un metro da me spicca il salto raggiungendomi in piedi con tutto il suo peso e facendo vibrare il più spaventoso dei ringhi.
Perdo l’equilibrio, scivolo sul ghiaccio, cerco di allontanarlo ma senza successo.
Infine, lo afferro per il collare e lo tengo fermo.
Sotto la mia mano continuo a sentire, il suono è solido.
Lucio arriva in mio soccorso e lega Rocky che però continua a mostrarmi ostilità.
Se non avesse avuto la museruola sarebbe stato un disastro.
Perché?
Camminiamo verso casa. Durante il percorso cerchiamo di fare il punto della situazione. Riconosco il mio errore e posso anche fare un elenco di qualità che appartengono a Rocky, ma mi sono spaventato.
Penso alle piacevoli passeggiate con i miei clienti e i loro simpatici cani e mi domando: “Ma perché devo fare questa cosa? Perchè?”
Sono turbato e in qualche modo paralizzato dalla paura. So che se voglio liberarmi da questa condizione, devo liberare Rocky dalla sua. È bastata un’ora perché si manifestasse un sottile legame, ed è già dipendenza.
Certo, non è quello che sono abituato a descrivere, è differente e al contempo identico. So di conoscere l’altro perché ho riconosciuto questo. Ecco perché devo fare questa cosa.
A piccoli passi
Abbiamo sistemato Rocky nel box che era stato predisposto per lui e ho congedato i miei due compagni di avventura.
Ora sono solo, solo con Rocky.
Per due giorni e mezzo Rocky continua a ringhiarmi e a scagliarsi contro le pareti del suo box esibendo inequivocabili minacce ogni volta che mi avvicino.
Non interrompe il suo ringhio nemmeno durante i tre pasti quotidiani che consuma con grande appetito.
Rocky tollera tranquillamente la museruola, il modello che indossa gli consente di mangiare e di bere senza difficoltà.
Il pomeriggio del terzo giorno oso mettergli il guinzaglio e lo accompagno a fare una breve passeggiata. Il quinto giorno decido di liberarlo dalla museruola e di rimettergliela solo durante le nostre uscite.
A scuola da Rocky
È ormai un mese che Rocky vive a Casa Vaikuntha. Ogni giorno ho potuto riscontrare progressi.
Dalla sua postazione Rocky può vedere svolgersi la vita di Casa Vaikuntha.
Tutt’ora sto considerando il mio cortile come un palcoscenico dal quale offrire a Rocky informazioni utili alla costituzione della sua serenità.
Rocky è molto intelligente, estremamente sensibile e capace di un’ottima comunicazione.
Durante le passeggiate devo tenere conto che tutto ciò che faccio è rivolto a lui.
Ogni posizione, ogni movimento mio e suo significano qualcosa.
L’ambiente nel quale ci troviamo propone continue novità. Queste vengono elaborate da Rocky attraverso un unico filtro: la paura.
L’errore del primo giorno mi ha insegnato che la lentezza è la strada più veloce verso il cambiamento.
E poi si rinnovano gli insegnamenti di sempre.
“La mente prende la forma di ciò su cui poggia l’attenzione”.
Uno sguardo è rivolto all’esterno e, attraverso quello, veniamo a contatto con le immagini e i loro contenuti psichici. Questi ci informano, ma possono anche confonderci.
Rocky è un lupo grosso e nero, la sua immagine propone aggressività, i suoi contenuti sono la paura.
Poggiare gli occhi su di lui consente di conoscerlo, ma ci rende anche preda del suo messaggio.
Un altro sguardo deve essere rivolto all’interno, dove il Sé mi ricorda chi sono e qual è il mio ruolo, e risveglia la volontà necessaria a svolgerlo.
Così io e Rocky camminiamo insieme.
Camminiamo insieme lungo i sentieri nel bosco, ma anche lungo altri sentieri, meno tangibili ma ben più reali: i sentieri dell’amore.
Alessandro Coppola
Se desideri leggere come continua la storia di Rocky dopo alcuni anni, clicca qui
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Mi Hai trasmesso una grande commozione
Grazie Laura